La sessualità di Oscar Wilde

«Non esistono libri morali o immorali» ammonì severamente Oscar Wilde nella prefazione de Il ritratto di Dorian Gray (1890). Possiamo dire lo stesso dei comportamenti umani? Il gigante dell’Estetismo – che non esitava a definire quale vera e propria filosofia – durante la sua intera esistenza di artista indiscusso celò misteriose attitudini. Alla luce degli scandali notoriamente associati alla sua persona, appare più che mai lecito interrogarsi sul suo modo di vivere l’affettività e la relazione amorosa.

Nel 1882 alcuni giornali americani riportarono che Wilde fosse fidanzato con una signorina di Boston e che presto si sarebbero sposati. Incalzato da un giornalista, il poeta rispose evasivamente, spiegando che si trattava di «una di quelle cose che devono sempre restare nel mistero». Respinto da un’attrice americana nel 1883, Wilde trovò presto conforto nella nuova relazione con l’irlandese Costance Mary Lloyd, con cui convolò a nozze l’anno successivo. Da quel matrimonio videro la luce i due figli Cyril e Vyvyan. Eccezion fatta per la nota stravaganza nel vestire del pater familias, si delineò così il tipico quadro di vita di una rispettabile famiglia vittoriana: una quotidianità condotta nel la più profonda agiatezza, all’insegna dell’arte e della cultura. E del bello.

Constance Mary Lloyd con il figlio Cyril

Ma la devozione che Wilde mostrò verso l’ideale di bellezza giovanile superò ben presto la mera contemplazione, sfociando nel desiderio di accompagnarsi ad affascinanti fanciulli. Tali frequentazioni, a suo dire, sono accoppiate vincenti, poiché «il più grande possiede l’intelletto e il più giovane ha tutta la gioia, la speranza e il fascino della vita davanti a sé». Insomma, nulla più di una forte amicizia finalizzata al reciproco arricchimento. E alle insistenti accuse di pederastia nel processo per oltraggio al pudore, Wilde negò ripetutamente, lasciando però trasparire sempre una certa ambiguità dalle sue parole. Descriveva tale rapporto sì come un amore, ma un amore nobile ed intellettuale, e soprattutto puro. Ma ingiustamente incompreso. «Il mondo lo irride e a volte mette qualcuno alla gogna per causa sua» dichiarò.

È risaputo che Oscar Wilde si lasciò coinvolgere emotivamente dalla rara bellezza del giovanissimo aristocratico Lord Alfred Douglas, un ragazzo vanitoso privo di particolari inclinazioni artistiche che avvicinò l’Autore all’Università di Oxford. Nonostante durante il processo Wilde affermò che, a proprio avviso, un uomo maturo non dovrebbe baciare un ragazzo di 18 anni, aveva intrecciato con quel ragazzo una relazione omosessuale. Cene, regali ed uscite di piacere erano all’ordine del giorno. Ma fino a che punto era sentimentalmente coinvolto il celebre scrittore? Nella Epistula: in Carcere et Vinculis – pubblicata postuma col titolo De profundis (1905) – Wilde accusò il ragazzo di aver sterilizzato il proprio genio artistico: la vicinanza di Lord Douglas aveva acceso in lui un fuoco di desiderio tanto vivido da annichilirlo completamente. Si trattò di qualcosa di ben più inteso di un’infatuazione e la relazione si protrasse per diversi anni.

Tra i righi dell’Epistula emerge la figura di un Wilde fragilissimo, sempre pronto a perdonare tutti i capricci e i peccatucci del suo pupillo, come arroganza e cupidigia. Nonostante il giovane amante lo tormentasse con lettere ingiuriose e sceneggiate teatrali, l’Autore si trovava alla completa mercé di quella relazione malsana e non fu mai in grado di privarsi della sua compagnia. Nemmeno quando, per causa sua, era caduto in rovina – la prigionia e la bancarotta – riuscì a sillabare un addio, preferendo concludere la lettera con un significativo «arrivederci».

Oscar Wilde e Lord Alfred Douglas

Da una parte un matrimonio e due figli, a cui si è sempre detto affezionatissimo, dall’altra un amore proibito per un uomo nel fiore degli anni. Chiudendo un occhio sulla condotta adulterina, potremmo concludere che l’unica colpa del celebre dandy fu quella d’aver intrecciato una relazione “anacronistica”. Non la pensarono certamente così gli Avvocati della Corona e, con loro, alcuni giovani citati come testimoni al processo. In particolare, un giovanissimo Charles Parker, interrogato dal Pubblico Ministero, affermò che il poeta, in un incontro sessuale, gli chiese di fingersi donna e insistette parecchio affinché fosse mantenuta tale illusione. A quella scandalosa testimonianza se ne accompagnarono altre. Le persone con cui lo scrittore si accompagnava erano sempre giovanissimi (pressappoco diciottenni) e di umili origini, belli d’aspetto, ma sprovvisti di cultura. Era naturale domandarsi quale potesse essere l’interesse di una persona di genio ad intrattenersi con loro. La vicenda giudiziaria di Wilde si conclude con un verdetto di colpevolezza. Sebbene riprovevole per la morale e la legge allora vigenti, l’Autore sembrerebbe unicamente tacciabile di debolezza carnale. Con ogni probabilità l’opinione pubblica oggigiorno lo assolverebbe; dopotutto son maggiorenni (perlomeno secondo i canoni odierni). Ma v’è di più.

Stando alle dichiarazioni dei giovani che Wilde frequentava, l’avvicinamento avveniva in modo sistematico secondo un meccanismo propriamente finalizzato a tali incontri indecenti. In particolare, essi affermarono che l’amico Alfred Taylor “procurava” giovani a Wilde per incontri sessuali con la promessa di ricevere in cambio generosi doni. Prendendo per vera tale accusa, le cose mutano. E non poco. Scomodando le categorie odierne, si potrebbe a tal proposito parlare dei reati di favoreggiamento e istigazione alla prostituzione. Difatti, pare che Wilde non fosse solo un affezionato “cliente” di tale sistema, ma addirittura co-organizzatore. Non a caso, tra i capi d’accusa nel processo contro l’Autore figurò anche quello di associazione a delinquere.

Fortunatamente per lui (ma soprattutto per la sua memoria), queste ultime pesantissime accuse si rivelarono mere illazioni. L’avvocatura della Corona, infatti, non riuscendo a reperire ulteriori prove, fu costretta a chiedere di ritirare la suddetta accusa, con la conseguenza che Wilde, limitatamente a tale capo d’imputazione, fu assolto.

Il processo a carico di Oscar Wilde si concluse con una condanna per sodomia a 2 anni di prigionia ai lavori forzati. L’amato Alfred Douglas non si recò mai a fargli visita.